Nel Texas Hold’em rilanciare pesantemente avendo brutte carte in mano è un buon metodo per diversificare lo stile di gioco e aggiungere quella dose di casualità che rende molto difficile la vita ai nostri avversari. Questo è il consiglio che ci si sente ripetere più spesso nell’holdem, non a caso è anche lo stile di gioco adottato dai grandi Pro. Il Gus Hansen della situazione che rilancia preflop con carte deboli come 7, 2 o 9, 3 cerca solo di spaventare l’avversario con l’obiettivo finale di rubare i bui: un buon sistema per costruirsi poco alla volta un bello stack.
Dunque, quando vediamo i grandi professionisti agire in questo modo non facciamoci ingannare perché non stanno rilanciando in base alla forza delle loro mani, normalmente 7, 2 andrebbe foldato immediatamente! Si tratta solo di una strategia per assicurarsi velocemente un pot. Nel malaugurato caso che un opponent dovesse chiamarli non possono fare altro che sperare in un flop benevolo che gli faccia chiudere un punto.
Facciamo un esempio: rilanciamo con 6, 3 e un avversario ci chiama. Il flop è 7, 5, 4. Chi ha premium hands come A, A o K, K sarà depistato da un tale flop, il nostro raise l’ha indotto a pensare che abbiamo carte forti, non penserà mai che sarà solo un flop benevolo a farci hittare la scala che lo ripulirà di una buona parte del suo stack!Tuttavia, le possibilità che ciò accada sono davvero rare, quindi fate attenzione: mai sperare nel miracolo del flop.
Giocare con carte deboli in mano è una strategia che si utilizza solo per persuadere l’avversario a foldare e prendersi i bui. Funziona solo se utilizzata di tanto in tanto e nel modo corretto, perché come abbiamo già detto, nel poker non bisogna essere prevedibili: cambiare frequentemente la marcia al vostro stile di gioco è un ottimo sistema per diventare player vincenti.
Attenzione però, se siete ancora dei principianti non avventuratevi in rilanci (grandi o piccoli che siano) quando avete in mano brutte carte, affinate prima le vostre skills e in questi casi preferite sempre foldare… non si diventa Gus Hansen o Phil Ivey in un giorno solo!