Dopo vari spin-off che hanno spazzato tutti i generi, da party game a racing (vedi Donkey Kong Circus, Donkey Kong Hockey, Donkey Kong Jr. Math, Donkey Konga, Donkey Kong: King of Swing, Diddy Kong Racing, Donkey Kong Jet Race), il redella giungla torna alle sue origini in un bellissimo platform 2D.
Donkey Kong Country Returns soddisfa in tutto e per tutto le aspettative dei fan della serie Rare, con in più quel brivido creativo che rende Retro Studios (i creatori di Metroid Prime) uno dei migliori team di sviluppo che Nintendo abbia mai avuto.
Dovendo rispettare il canone DKC in maniera quasi maniacale, il rischio di creare una delizia per gli occhi dal gameplay un po’ blando c’era eccome. Ma i designer di Retro si sono invece concentrati per far si che la dinamica e la struttura di gioco non abbassassero mai la guardia. Ogni livello offre un qualche motivo d’interesse, una dinamica particolare, un tema ludico dominante che lo distingue dal resto del gioco e gli dà carattere, pur mantenendolo coeso all’insieme.
Le mosse in dotazione a Donkey sono poche e collaudate, ma molto efficaci: la nostra scimmia salta, si aggrappa a liane e licheni, rotola e tambureggia con violenza il terreno.
Viene spontaneo a questo punto fare un paragone con il re dei platform di questa generazione, New Super Mario Bros Wii. La prima cosa che salta all’occhio è l’immediatezza: mentre in Mario siamo più “guidati” nelle situazioni difficili (ad esempio quando battiamo un boss la strategia ci è segnalata da un qualche segnale cromatico o luminoso, fateci caso!) in DKC Returns saremo lasciati maggiormente a noi stessi.
Anche il comparto multiplayer è molto simile a quello di NSMB Wii, ma più “forzato e macchinoso”, ad esempio uscendo di schermo si rischia di morire entro un certo tempo limite. Molto bella però la possibilità per Diddy (il secondo giocatore) di salire in groppa a Donkey in modo che possano giocare anche persone meno esperte.